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Novità sulle scuole di Psicoterapia

Maurizio Mottola, Mo.P.I., 20/09/2004

Venerdì 10 settembre 2004 si è svolta a Roma presso il Ministero dell’Istruzione Università Ricerca (MIUR) la riunione della Commissione per la valutazione dell’idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia, nella quale è stata dibattuta la recente ordinanza del 16 luglio 2004 del Ministro Letizia Moratti “Modificazioni ed integrazioni all’ordinanza ministeriale 30 dicembre 1999, recante istruzioni per la presentazione delle istanze di abilitazione ad istituire e ad attivare corsi di specializzazione in psicoterapia” (G U n.173 del 26/7/2004).

Il fatto è che il numero elevato di scuole private di formazione in psicoterapia già autorizzate - unitamente alle poche universitarie - eccede il bisogno di formazione professionale in questo ambito. Questa numerosità - con titoli equiparati a quelli universitari - crea difficoltà nel controllo della qualità delle attività in atto; tra le altre cose si è messo in evidenza la problematica dell’effettuazione, nelle sedi accreditate, di un approfondito tirocinio supervisionato , che invece è la base sostanziale della formazione psicoterapeutica.

Occorre dunque, questo è il parere dela commissione, introdurre elementi di programmazione del numero delle scuole e degli specialisti in psicoterapia, secondo le regole che vigono per il sistema formativo universitario. Vi è inoltre una proliferazione delle sedi, cioè di sedi staccate dalla sede principale , che operano in città o regioni diverse . Sono molti i casi in cui un Istituto - inizialmente autorizzato ad attivare un corso in una determinata località - è stato poi autorizzato su documentata richiesta ad attivare analoghi corsi in altre sedi (anche geograficamente molto distanti), che nel tempo sono diventate talvolta anche sino a dieci ed oltre!

Ciascuna di queste sedi sembra operare in piena autonomia, con il rischio che la didattica sfugga al controllo del Comitato Scientifico ed assuma forme particolari quali la riunificazione in un unico luogo per le lezioni teoriche (od altre esperienze didattiche) di tutti gli allievi delle varie sedi, disattendendo in tale maniera la logica della didattica in piccolo gruppo che è in grado di garantire per l’appunto la validità della formazione.

Pertanto oltre il parametro della mera individuazione delle soglie minime - al di sotto delle quali una scuola di formazione in psicoterapia dovrebbe perdere il riconoscimento - occorrerebbe utilizzare il parametro della qualità, individuando criteri e procedure utili per pervenire a certificazioni di qualità, che possano garantire l’articolazione - entro parametri di minore o maggiore eccellenza - delle scuole di formazione in psicoterapia già riconosciute. Certamente poi per la valutazione dell’eccellenza diverrebbe importante la produzione scientifica e formativa delle scuole riconosciute, nonché la ricerca, che sono in grado di organizzare e promuovere.

Questo significa anche svolgere concretamente da parte della commissione funzioni ispettive, attivate a partire dal prossimo mese, e di monitoraggio sul territorio, eventualmente con l’ausilio degli ordini professionali sia dei medici sia degli psicologi. Il passaggio dal riscontro della mera sufficienza delle scuole di formazione in psicoterapia alla certificazione di qualità farebbe sì che l’allievo non scelga unicamente in base al parametro minimale di scuola riconosciuta/non riconosciuta, o più economica/ meno economica o più facile/meno facile, ma anche - per quelle riconosciute - in base al parametro di eccellenza qualitativa.



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