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Berlusconi sulle orme di Bersani

Luigi Berliri, Mondo Professionisti, 04/11/2011

tag: riforma professioni, liberalizzazioni, ordini professionali

Riforma degli Ordini entro 12 mesi non più con legge ordinaria ma tramite un più veloce dpr, via libera alle società di professionisti con partecipazione del capitale in forma minoritaria ed eliminazione dei tariffari minimi nell'erogazione delle prestazioni. Sono i provvedimenti di punta che in tema di liberalizzazione delle professioni dovrebbe, e qui il condizionale è d’obbligo visto che per ora si lavora solo su una bozza. Lunedì, secondo quanto annunciato dal presidente della commissione Bilancio del senato, Antonio Azzollini, l'esecutivo dovrebbe depositare il pacchetto del governo corredato da relazione tecnica. Ma non è escluso che ci possa essere un ulteriore slittamento visto che i tecnici del Tesoro sono nel pieno del lavoro per riuscire a trovare la sintesi delle diverse ipotesi.

Dunque il maxiemendamento alla legge di stabilità, approvato l'altra notte dal governo negli indirizzi fondamentali ma ancora da scrivere nei dettagli di sostanza prevede misure in arrivo sul fronte professioni mischiano conferme e novità in disegual misura. Tra le prime c'è quel via libera alle società di professionali con allegata l'apertura al capitale di cui s'era già parlato nei giorni scorsi a proposito del decreto sviluppo e che vede contraria in prima fila l’Avvocatura che teme la corruzione della professione forense. L'idea, in sostanza, è quella di accrescere la concorrenza tra professionisti dando semaforo verde alla costituzione di società di servizi professionali. Al loro interno potranno anche militare soci per “prestazioni tecniche” o di capitale, ma soltanto con quote di minoranza e senza partecipazione negli organi di amministrazione della società. Tali società, inoltre, dovranno essere iscritte a un Ordine e l'esercizio in via esclusiva dell'attività professionale rimarrà riservato ai soci professionisti. L'altra misura già annunciata da giorni è quella riguardante l'abolizione dei tariffari minimi. E infine la novità, quella relativa alla riforma degli ordini che il governo vorrebbe accelerare e portare a compimento entro un anno affidandone le sorti a un dpr anziché alla solita legge ordinaria. Si vedrà nei prossimi giorni i dettagli del provvedimento, i contorni in ogni caso dovrebbero rimanere quelli della Manovra di Ferragosto con le aperture “regolate” su accesso ed esercizio della professione. Un altro condizionale, tanto per cambiare.

In dettaglio, sempre lavorando sulla relazione tecnica in calce al testo in bozza che gira, risulterebbe che “Ai commi 1 e 2 si prevede una riforma degli ordinamenti degli ordini professionali entro 12 mesi all’entrata in vigore del decreto. Dal 3° coma in poi si disciplina la costituzione di società tra professionisti. Il nostro Paese, infatti, è ancora uno dei pochi Stati membri che vieta ai professionisti iscritti ad Ordini o Albi professionali, salve rare eccezioni, di esercitare la loro professione in forma societaria. Divieto che risulta incomprensibile alla luce delle sollecitazioni a rimuoverlo espresse dall’Antitrust, a sua volta ispirato dai recenti indirizzi dell’OCSE, della Commissione europea e della Corte di giustizia europea. La nostra legislazione è inoltre in contrasto sostanziale con i contenuti della Direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno ed in particolare con quelli espressi dai Considerata 65 (libertà di stabilimento) e 73. I professionisti italiani hanno bisogno di esplorare nuove forme di esercizio dell’attività professionale e tra queste vi è sicuramente quella societaria, soprattutto in questo periodo di crisi economica che richiede sinergie e multidisciplinarietà e la necessità di individuare strumenti in grado contrastare la concorrenza esercitata da soggetti professionali stabiliti in altri Paesi UE ben più attrezzati sul piano delle disponibilità finanziarie e strumentali. Al comma 12 si chiarisce che nella determinazione del compenso dei professionisti è escluso qualunque possibile rilievo delle tariffe professionali”.

E dal mondo delle professioni arrivano reazioni in ordine sparso. Critiche sono state espresse dall'Organismo unitario dell'Avvocatura. Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura esprime una valutazione del tutto negativa sull’ennesima bozza di maxi emendamento. Dopo aver reiterato la contrarietà alle norme relative alle “pseudo liberalizzazioni” degli ordini professionali, definite “controproducenti e inadeguate”, de Tilla, in particolare, attacca i provvedimenti relativi alla giustizia civile: “Non possiamo che dare un giudizio negativo: nessun intervento strutturale (processo telematico, manager, prassi virtuose, introduzione del giudice laico: tutte proposte contenute nel Patto per la Giustizia), si punta ancora una volta sulla compressione dei diritti dei cittadini aumentando le spese di giustizia, demolendo gradi di giudizio e introducendo un nuovo istituto “la motivazione della sentenza su richiesta della parte”, nonché riducendo a cifre irrisorie gli indennizzi per l’eccessiva durata dei processi (legge Pinto). Si insiste – continua il presidente dell’Oua - sulla fallimentare ed illegittima mediaconciliazione anticipando l’entrata in vigore del sistema anche per le materie prorogate a marzo del 2012 (condomini e incidenti stradali). Si punta, inoltre, su misure emergenziali come quella dei GOA ausiliari del giudice (esclusi gli avvocati iscritti agli albi) per ridurre l’arretrato, misura assolutamente insufficiente. Seicento magistrati e avvocati dello stato in pensione pagati per procedimento risolto: siamo ad una giustizia civile al buio ed “a cottimo”. Altro che modernizzare la macchina giudiziaria e rilanciare la competitività del Paese – conclude de Tilla - si sta mettendo la polvere sotto il tappeto e affossando la nostra giustizia».

Da parte sua, Marina Calderone, presidente del Cno dei consulenti del lavoro, nonché del Comitato unitario delle professioni, ribatte che “gli accessi alle professioni sono assolutamente liberi, sia chiaro. Sono regolamentati - anche questo è vero - ma la cosa costituisce un valore, in quanto permette di fornire al paese delle garanzie sui professionisti che operano sul suo territorio. Quanto alle tariffe minime, è la solita tiritera: sono già state abolite da Bersani nel 2006. Bisogna tornarci sopra?. Osserviamo con attenzione –conclude la Calderone a proposito della liberalizzazione delle professioni- le scelte del governo: riceviamo bozze, proposte, indicazioni, a volte chiare a volte molto meno. Quindi qualche preoccupazione l'abbiamo. Ma attendiamo una proposta definitiva prima di prendere le nostre decisioni”.

Sul fonte opposto, Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. “Ben vengano le società tra professionisti, annunciate dal governo, che sono certamente uno strumento operativo utile e apprezzabile - evidenzia Stella - anche se, a di fronte alla crisi del settore professionale – avverte - si poteva osare di più, per esempio, allargando i contratti di rete anche ai liberi professionisti per rendere più competitivo il comparto degli studi. I dati confermano come - afferma Stella - le società di professionisti siano una realtà già ben radicata nel tessuto economico professionale. Pensiamo alle società di elaborazione dati dei consulenti del lavoro, alle società di ingegneria, ai laboratori di analisi medica e molte altre; ciascuna categoria professionale si è già organizzata attraverso forme societarie, anche di capitale, per gestire attività strumentali o comunque direttamente collegate alla prestazione del singolo professionista”.

“Stando alle anticipazioni giornalistiche di queste ore, in merito ai provvedimenti relativi alle libere professioni e al funzionamento della macchina della giustizia – secondo il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, Ester Perifano - l’impressione che se ne ricava è che il Governo sia in un notevole stato confusionale. Le proposte avanzate in un momento di gravissima difficoltà come questo sono mirate irresponsabilmente a tirare a campare, perché l’azzeramento della legge Pinto è non solo una assurdità dal punto di vista giuridico, ma garantisce milioni di cause di risarcimento che partiranno contro lo Stato Italiano e che saranno accolte direttamente dalla Corte Europea, aggravando il baratro del bilancio. Sono numerose le misure . continua la Perifano - incomprensibili e inutili. Perché una istanza di prosecuzione? Non è altro che una misura punitiva nei confronti del cittadino che da tempo si è rivolto alla giustizia, attende la sentenza e si ritrova ad essere costretto ad un adempimento aggiuntivo. Viene poi pienamente confermata la sfiducia che questo esecutivo nutre nei confronti dell’avvocatura: dopo aver preteso di introdurre la conciliazione obbligatoria, si sarebbe potuto responsabilmente pensare a soluzioni di smaltimento dell’arretrato che vedessero la collaborazione attiva degli avvocati, molti dei quali rischiano di uscire dal mercato a causa della crisi economica, ma anche alla diminuzione – probabile - del contenzioso. Invece – conclude la Perifano – nulla: si ignorano professionisti preparati e qualificati, disponibili, a certe condizioni, a collaborare nell’interesse della giustizia, e si preferisce rimettere “a giro” pensionati ultrasessantacinquenni, al termine della loro ordinaria attività lavorativa e già beneficiari di pensioni consistenti”.

Per Andrea Bottaro, presidente del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, “il provvedimento di riforma delle professioni contenuto nella manovra d'agosto è da condividere, visto anche il testo da cui si era partiti a luglio. A parte la polizza assicurativa obbligatoria - spiega Bottaro - quasi tutto ciò che è contenuto nel provvedimento noi già lo applicavamo come ordine. Ad esempio, la formazione continua nel 2005 l'abbiamo resa obbligatoria, la condividevamo allora e condividiamo adesso. Forse sull'equo compenso c'è ancora da discutere per capire cosa s'intende”. Nella riforma, secondo i periti agrari, manca però un tassello fondamentale per i professionisti d'area tecnica. E cioè la creazione di un nuovo albo professionale, quello degli Ingegneri tecnici, in cui fondere periti industriali, periti agrari, geometri e laureati triennali in materie tecniche. È da novembre 2004 che abbiamo questa aspirazione - spiega Bottaro - con una vera riforma che tagli poltrone, che renda tutto più snello. Ci stiamo lavorando, speriamo di intervenire con un'ingegneria normativa per inserire questo nuovo albo e arrivare a questo risultato nel più breve tempo possibile”.

Secondo il Presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati Roberto Orlandi “desta preoccupazione l’eliminazione delle tariffe professionali, anche solo come riferimento indicativo, per le conseguenze negative che questo può avere perlomeno nell’ambito degli appalti pubblici, settore nel quale negli ultimi anni si sono registrati ribassi d’offerta tali da non consentire una normale realizzazione del servizio professionale, così alla fine finendo per danneggiare la stazione appaltante committente. Il Presidente Orlandi esprime apprezzamento per l’introduzione dello strumento societario ma, al tempo stesso, preoccupazione per la generalizzata adozione del modello delle società di capitale (e non, piuttosto, di un tipo societario ad hoc), con gli inevitabili problemi che ciò determina; ad esempio già ora si pone l’inconciliabilità della responsabilità personale illimitata del professionista con l’opposta responsabilità limitata (del suo solo patrimonio) della società di capitali.



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